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Ermanno Scervino racconta una moltitudine di figure femminili che abitano la luce e attraversano le trasparenze. Turiste uscite da una cartolina di Anacapri, esploratrici urbane, figure nate per muoversi tra i luoghi del Mediterraneo, già inquiete, nomadi, disegnate con l’indaco, novelle Dominique Sanda ma anche Veruschka. L’atmosfera della collezione è di luce piena e ombra netta, di vuoti importanti quanto i pieni, di superfici aperte alle trasparenze. Il pizzo e l’uncinetto si muovono come garze intrecciate su una terrazza assolata. Le traforature, i disegni a cordoncino, i cristalli applicati in trame geometriche ricordano maioliche, brillanti e irregolari.
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Anche la materia partecipa a questo equilibrio: trova nuove forme grazie alla tecnologia. Lo chiffon, lavorato a strati con un'antica tecnica detta “a petalo d'iris”, conserva la sua leggerezza e trasparenza ma acquisisce una struttura inattesa, fino a diventare un tessuto da blazer. È ancora chiffon, ma è diventato qualcosa che prima non esisteva. Allo stesso modo, la nappa impalpabile e leggerissima plissettata in forme irregolari mantiene la sua lucentezza originaria.
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I colori tracciano una mappa: blu saturi, sabbie calde, gesso, azzurri scoloriti dal sole e l'arancio vivo di certe ceramiche o degli agrumi. C’è una misura preziosa, fatta di tonalità calibrate. Gli accessori riflettono lo stesso equilibrio tra artigianalità e sperimentazione che attraversa l’intera collezione. Le borse alternano paglia intrecciata, cannucce di bambù, uncinetto, rafia, suede e pelle. Alcune con ricami preziosi, quasi d’altri tempi; altre evocano sacche da esploratore o la morbidezza dei cuscini di una residenza mediterranea. Flip-flop con suole di pizzo, zeppe in sughero, mocassini frangiati, sandali verniciati o ricamati: le scarpe alleggeriscono, smorzano il rigore e introducono una impalpabile leggerezza.
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